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Allattamento al seno quando smettere: consigli e strategie

Quando arriva un bambino nella vita familiare, i ritmi e le abitudini vengono momentaneamente stravolti, perché è necessario adattarsi alle richieste del nuovo arrivato. Tra le tante domande che le neo mamme si fanno in questo periodo ce ne sono alcune ricorrenti, ad esempio, allattamento al seno quando smettere? Ci sono delle tempistiche precise? E quando è bene iniziare a svezzare il bambino? Di seguito, dunque, approfondiremo insieme questi aspetti.

Allattamento al seno quando smettere?

Il latte materno è l'alimento migliore per un neonato, perché contiene nelle giuste proporzioni tutti gli elementi nutritivi che gli servono per crescere. Inoltre, lo protegge da eventuali infezioni e rafforza il suo sistema immunitario, apportando così al bambino dei benefici a lungo termine. In generale, possiamo comunque affermare che l'allattamento:

  • riduce l'incidenza e la durata delle gastroenteriti;
  • protegge dalle infezioni respiratorie; 
  • riduce il rischio di sviluppare allergie;
  • migliora la vista e lo sviluppo psicomotorio;
  • riduce il rischio di diabete;
  • migliora lo sviluppo intestinale;
  • protegge contro l'otite.

Proprio per questi motivi, l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l'uso esclusivo del latte materno per alimentare il neonato fino ai suoi primi sei mesi di vita. Poi è possibile cominciare ad introdurre i cibi solidi nella dieta del bambino per complementare il latte materno, che deve comunque rimanere prioritario fino all'anno di vita (un introito calorico dell'80% circa) , fino ai due anni e oltre di vita. A questo punto viene normale chiedersi in merito all'allattamento al seno quando smettere, ma è bene precisare che non ci sono delle tempistiche precise o standard per tutti. In genere, è possibile continuare ad allattare fino a quando la mamma e il bambino lo vogliono. 

Ci sono donne che proseguono ad alimentare il bambino con latte materno fino ai due anni e oltre, come direbbe OMS, mentre altre mamme, durante lo svezzamento, riducono gradualmente l'allattamento, sostituendo però il latte materno con quello artificiale. In tutti i casi, è bene valutare tutte le opzioni con l'aiuto di uno specialista del settore. Potresti ad esempio richiedere una consulenza allattamento o partecipare a uno specifico corso di svezzamento a Bologna per mamme e papà. In questo modo potrai risolvere ogni tuo dubbio rispetto all’allattamento al seno quando smettere e garantire il giusto nutrimento per la crescita del tuo bambino.

Allattamento al seno: come smettere

Come smettere di allattare è un'altra domanda che viene posta di frequente dalle neomamme, e, anche in questo caso, non ci sono delle procedure standard valide per tutte le mamme. Sicuramente, la modalità varia a seconda delle motivazioni che spingono la mamma a smettere di allattare al seno, così come dell'età del bambino stesso. Spesso, infatti, le donne decidono di non allattare più – o meglio, sono portate a dover trovare soluzioni alternative – a causa di problematiche varie, come dolori al seno o incompatibilità con il lavoro e altri impegni che le impediscono di essere presente nel momento della pappa per il piccolo. Proprio per evitare questo genere di situazioni, sono nate nel tempo delle figure professionali specializzate, come la già citata consulente all'allattamento IBCLC, che supporta la mamma e la aiuta a superare eventuali difficoltà. Tutto ciò è importante a livello psicologico sia per la mamma sia per il bambino, perché entrambi devono essere pronti ad intraprendere una nuova strada quando si decide di passare a un tipo di nutrimento alternativo all’allattamento al seno.

Generalmente, quella sull'allattamento al seno quando smettere è una decisione fondamentale da prendere, anche in merito alle modalità con cui farlo rispetto all’età del bambino. Se viene fatto durante l’età giusta per passare alla fase dello svezzamento, infatti, il lattante, sebbene ancora piccolo e poco collaborativo, deve essere preparato a nuovi stimoli, per cui è buona pratica semplicemente nutrire il piccolo parzialmente con il biberon e pian piano sostituire il latte materno con quello artificiale.

Il piccolo tende a perdere interesse per l'allattamento molto avanti con l'età (4-5 anni), prima se i genitori utilizzano altri metodi di somministrazione del latte materno, come ad esempio biberon oppure uso del succhietto.

Se una mamma decide di smettere di allattare, deve pensare che questo può andare a influenzare un ambito relazionale. Quindi non servirà forzatamente sostituire con formula dopo l'anno di vita, ma lavorare appunto dal punto di vista relazionale-affettivo. 

Ad esempio, aggiungendo, a fianco dell'allattamento, nuove modalità di addormentamento, di relazione, di coccola, così che il bambino abbia più risorse per gestire le situazioni che fino ad ora aveva gestito col seno e possa gradualmente diminuire e abbandonare la richiesta del seno. La parola d'ordine dovrebbe essere sempre la gradualità, così da permettere a mamma e bambino di non accorgersi quasi di questo importante passaggio.

Allattamento prolungato problemi psicologici Bologna 

È risaputo che i primi anni di vita sono fondamentali per il corretto sviluppo fisico e neuropsicologico del bambino: in questo periodo, ha bisogno di assorbire nuovi stimoli all’interno di un ambiente sicuro, armonioso, protettivo e amorevole. In questo contesto, l'allattamento al seno non rappresenta soltanto una fonte di nutrimento, ma, attraverso la creazione di una legame profondo tra madre e bambino, promuove anche lo sviluppo emotivo, cognitivo e fisico del lattante.

In merito alla domanda sull’allattamento al seno quando smettere spesso circolano delle fake news, tra cui quella sull'allattamento prolungato problemi psicologici. Secondo il tavolo tecnico ministeriale sull'Allattamento al Seno, i benefici di un allattamento prolungato sono scientificamente provati.

Gli esperti sostengono, inoltre, che l'allattamento al seno di lunga durata non interferisce negativamente sull'autonomia del bambino, né sulla salute psicologica della madre. Semmai a volte è il distacco a generare dei malesseri, tanto nel bambino quanto nella mamma che può sviluppare dei disturbi più o meno transitori, simili al baby blues o la depressione post partum.

In questi casi è bene affidarsi a professionisti specializzati che sappiano supportare il nucleo familiare in questo delicato momento, come l'equipe multidisciplinare di AON creata con l'obiettivo di consigliare e sostenere la famiglia in tutto il percorso della nascita del bambino, dalla gravidanza ai primi anni di infanzia, dal punto di vista sia fisico sia psicologico.

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